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    Negoziazione e vendita - Gestire le opposizioni

    Negoziazione e vendita - Gestire le opposizioni

    Gestire le Opposizioni nella Vendita: Tecniche, Mindset e Coaching Strategico

    In ambito commerciale la capacità di gestire le opposizioni è spesso ciò che separa un venditore mediocre da un professionista di alto livello. Se mal gestite, le obiezioni bloccano il processo di trattativa e minano la relazione con il cliente. Se invece affrontate con competenza e consapevolezza, diventano leve di fiducia e strumenti per chiudere contratti con successo. In questo articolo affronto questo tema con l’approccio del Coaching Aziendale.

    Secondo una ricerca di HubSpot, il 42% dei venditori individua nella gestione delle obiezioni il momento più delicato della trattativa. Nelle PMI italiane questo problema si amplifica per la scarsa formazione dei commerciali. Spesso, la difficoltà non risiede nell’obiezione in sé, ma nella reazione emotiva del venditore, che la vive come un rifiuto personale.

    Le obiezioni più frequenti? “Il prezzo è troppo alto”, “Non è il momento”, “Devo parlarne con il mio responsabile”, “Non ho urgenza”. Ma il vero ostacolo è la capacità del venditore di interpretarla correttamente e gestirla a suo vantaggio.

     

    Cosa succede nel venditore quando riceve un no?

    Quando un cliente solleva un’obiezione, il venditore può andare in blocco o aggredire.

    La reazione più comune, soprattutto tra i venditori meno allenati alla negoziazione, è il blocco emotivo: la mente si irrigidisce, si interrompe il flusso comunicativo e il venditore perde lucidità. Questo accade perché l’obiezione viene vissuta come un attacco personale o come un fallimento anticipato. Il risultato è che il venditore smette di ascoltare davvero e si chiude in sé, attua una reazione difensiva.

    All’estremo opposto c’è la reazione aggressiva: il venditore controbatte con forza, si giustifica, alza il tono o cerca di “forzare” la vendita. In entrambi i casi, il contatto con il cliente si incrina. Il cliente, percependo tensione o mancanza di empatia, si irrigidisce a sua volta e diventa sempre meno disposto a proseguire il confronto.

    Queste reazioni sono il frutto di automatismi mentali, insicurezze individuali, esperienze pregresse “traumatiche”, mancanza di strumenti comunicativi e di dimestichezza nella gestione di un punto di vista diverso dal proprio.

    Il coaching in entrambi i casi interviene aiutando i venditori a riprogrammare il proprio approccio mentale, a comprendere e a gestire le emozioni da cui si fa dominare durante l’obiezione, e a utilizzare le opposizioni non come ostacoli, ma come occasioni per costruire fiducia, chiarire dubbi e portare la trattativa su un terreno più solido e collaborativo.

    Anche perché, spesso, si confonde l’obiezione con un “no” definitivo, perdendo di vista che spesso si tratta solo di una richiesta implicita di approfondimento.

     

     

    Quando un no non è per sempre?

    Confondere un’obiezione con un rifiuto è un errore che i venditori esperti non fanno più.

    Quando il cliente afferma frasi come “Il prezzo è troppo alto” o “Non è il momento”, il venditore inesperto tende a interpretare queste parole come un “no” definitivo, chiudendo in modo prematuro la trattativa. In realtà, nella maggior parte dei casi si tratta di una richiesta implicita: il cliente sta cercando conferme, chiarimenti, rassicurazioni.

    Un’obiezione, infatti, non è una chiusura, ma un segnale di interesse. Se il cliente non fosse interessato, probabilmente non perderebbe tempo a porre domande o a evidenziare dubbi. Sta invece valutando la proposta, cercando di capire se risponde davvero ai suoi bisogni, se vale il prezzo richiesto, se l’azienda è affidabile, se il venditore è una figura credibile. Ogni obiezione è quindi una porta socchiusa che può essere aperta con gli strumenti giusti.

    Il problema nasce quando il venditore, sentendosi messo in discussione, reagisce in modo difensivo o si ritira, perdendo l’occasione di entrare in relazione. Invece di esplorare ciò che il cliente realmente vuole sentire, si affretta a rispondere con sconti, giustificazioni o pressioni alla chiusura. Così facendo, non solo non risolve l’obiezione, ma genera diffidenza, spingendo il cliente ad allontanarsi.

    Dietro ogni “no” può celarsi un “forse” o un “sì, ma...” e con una risposta empatica e professionale appresa in fase di formazione possa trasformare un’opposizione apparente in una decisione favorevole.

     

    Tecniche e strumenti per gestire le opposizioni

    Nel mio metodo uso tecniche integrate di Coaching, comunicazione strategica e Comunicazione Non Verbale, per trasferire ai commerciali un approccio professionale ed efficace, come:

    ·        Formule di accoglienza per creare fiducia.

    ·        Ascolto attivo per comprendere cosa c’è dietro l’obiezione.

    ·        Tecniche di Comunicazione Non Verbale (CNV) per leggere segnali deboli ed evitare errori di interpretazione.

    ·        Riformulazione per accogliere la posizione del cliente senza cedere.

    ·        Laboratori pratici per allenare risposte efficaci, anche sotto pressione.

    Per costruire competenze comunicative evolute parto dal linguaggio e dall’utilizzo consapevole di Formule di Accoglienza come “È comprensibile”, È una domanda importante”, “Capisco perfettamente la sua preoccupazione”. Accogliere l’obiezione con interesse e apertura, usando formule che servono a legittimare le emozioni del cliente, invece di contrastarle o ignorarle, è una tecnica che abbassa le difese e crea uno spazio di fiducia reciproca.

    Con l’Ascolto Attivo insegno a sospendere il giudizio e a frenare l’urgenza di rispondere subito, per concentrarsi davvero sull’altro. È una competenza che richiede disciplina, ma che crea relazioni solide e costruttive.  Grazie alle Tecniche di Comunicazione Non Verbale (CNV) insegno a leggere ciò che non viene detto: ascoltare il contenuto (le parole), il linguaggio para-verbale (il tono di voce, intonazione, ritmo), e osservare la comunicazione non verbale (il linguaggio del corpo, gesti, espressioni, distanza).

    Utilizzare tecniche come la Riformulazione, ossia ripetere con parole proprie ciò che il cliente ha detto per verificare di aver compreso correttamente e far sentire l’interlocutore ascoltato, aiuta a fare chiarezza, evita malintesi e spesso fa emergere l’intento implicito dietro l’obiezione.

    Attraverso laboratori pratici i commerciali utilizzano e sperimentano in prima persona le tecniche spiegate in fase teorica; esercitarsi e allenare le nuove conoscenze, in uno spazio protetto, permette di acquisirle e trasformarle in competenze, affinché siano adottate con naturalezza nelle trattative reali.

    Il lavoro che faccio sul Mindset del venditore, lo aiuta a rafforza la sicurezza nei propri mezzi, ad aumentare l’autostima e a gestire anche le situazioni più complesse con lucidità e padronanza, senza ricadere in schemi errati, blocchi, copioni di vita o tornare ad essere vittima di reazioni emotive ingiustificate.

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    “Saper gestire le opposizioni significa trasformare il punto di rottura in un punto di svolta. Il mio consiglio a un venditore che ha paura del ‘no’ direi: il no non è personale, è solo una tappa del processo. Se lo accogli, ti porta dove vuoi arrivare. A un imprenditore che vuole aiutare il suo team direi di investire sulla capacità di gestire le obiezioni, perché significa aumentare i margini e migliorare le relazioni.”

    - Irma Jessica Battista, Coach Aziendale

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    Autostima, Aggressività e Mindset commerciale

    I percorsi di formazione che coinvolgono team commerciali, in cui applico strumenti di Coaching, comunicazione strategica e Comunicazione Non Verbale (CNV), descritte nel capitolo precedente, sono fondamentali per trasferire le tecniche efficaci nella gestione delle trattative, ma non sempre bastano.

    Quando, durante il lavoro in aula, emergono fragilità individuali, e uno o più commerciali manifestano una scarsa fiducia in sé, insicurezza, difficoltà a sostenere il confronto con il cliente o a gestire la frustrazione del “no”, propongo sessioni One-to-One. In questi spazi riservati e personali, che organizzo singolarmente con un venditore alla volta, organizzo interventi mirati che lavorano in profondità sull’equilibrio emotivo, sulla gestione dell’insicurezza, sul rafforzamento della fiducia in sé o sul controllo della rabbia, per evitare che il vissuto personale interferisca con la performance professionale.

    Un venditore con bassa autostima tende ad assecondare il cliente, a cedere troppo in fretta su prezzo e condizioni, o addirittura ad abbandonare la trattativa prima di aver realmente esplorato le possibilità. Il dubbio di “non valere abbastanza” si traduce in una comunicazione debole e poco incisiva. All’estremo opposto, un venditore con un atteggiamento aggressivo o eccessivamente competitivo può cercare di forzare la chiusura della vendita, trasmettendo urgenza e imponendo soluzioni. Questo genera una pressione percepita che mina la fiducia e attiva nel cliente una risposta difensiva: il risultato è un’interruzione del dialogo e la perdita dell’opportunità. Un Mindset commerciale funzionale alla vendita, invece, consente al commerciale di gestire le obiezioni senza reattività, costruire relazioni autentiche con i clienti e trasformare ogni trattativa in un’opportunità di crescita, anche quando il risultato non è immediatamente favorevole.

    Il Mindset commerciale vincente, ossia l’insieme di convinzioni, atteggiamenti mentali e schemi di pensiero che influenzano il modo in cui un venditore reagisce, prende decisioni e si comporta, è la base su cui poggiano le tecniche di Coaching che insegno in aula di formazione. Anche la strategia migliore, senza l’atteggiamento giusto, produce risultati effimeri. Avere il giusto mindset significa invece saper mantenere la lucidità anche nei momenti critici, essere consapevoli del proprio valore, saper distinguere tra obiezione e rifiuto, e accogliere il “no” come parte naturale del processo di vendita, non come un giudizio personale.

    Il mindset del venditore può essere compromesso anche da fattori esterni spesso sottovalutati, come la pressione sugli obiettivi, la mancanza di formazione tecnica, un approssimativo passaggio di consegne o l’assenza di strumenti relazionali adeguati, come CRM e gestionali. Tutti elementi che, nel tempo, possono influenzare negativamente la performance del venditore, perché logorano la motivazione, minano la produttività, causano stress e compromettono la qualità della negoziazione. Anche in alcuni di questi casi, se non si riesce a risolvere con l’intervento di Risorse Umane, Dirigenti o Capi Divisione, incontri mirati di Coaching possono aiutare il commerciale a vivere meglio le condizioni sfavorevoli, aiutandolo a definire le priorità, distinguere tra obiettivi aziendali e personali, ristabilire il focus su traguardi realistici e raggiungibili o rinegoziare un forecast, o un target, eccessivamente ambiziosi, che più che motivare finiscono per generare ansia da prestazione.

    Un venditore sotto pressione tende a reagire in modo meccanico, perde la capacità di ascoltare il cliente e si concentra solo sulla vendita, dimenticando di costruire una relazione.

    L’obiettivo del Coaching è ripristinare nel commerciale il senso di controllo, aiutare il venditore a costruire un approccio funzionale per lui, per l’azienda e per il cliente; perché Negoziare non significa evitare il conflitto, ma saperlo gestire. La negoziazione ben fatta è un confronto rispettoso tra due esigenze: quella del cliente e quella dell’azienda. Si negozia bene quando si mantiene il focus sull’obiettivo comune, si costruisce fiducia e si è disposti ad ascoltare e a riformulare. Quando il venditore ritrova fiducia nei propri strumenti e nel proprio ruolo, ogni opposizione smette di essere una minaccia e diventa un’occasione per chiarire, ascoltare e concludere; e solo così è possibile ritrovare equilibrio e aumentare le vendite.

    https://irmajessicabattista.com/pages/negoziazione-e-vendita

    Le aziende che hanno affrontato un percorso di Coaching Aziendale hanno visto crescere il fatturato del +48%[1], ridurre il tempo medio di vendita e aumentare la soddisfazione dei clienti. In un caso specifico, un team che era in calo di performance ha ribaltato i risultati dopo aver integrato tecniche di gestione delle obiezioni e una comunicazione assertiva. Anche il clima interno è cambiato: più collaborazione, meno ansia da prestazione, più coesione.